L’evento è di quelli da non perdere. Torna in edizione italiana Il Corridoio Nero di Michael Moorcock. Si tratta di uno dei testi paradigmatici della new wave britannica, quella corrente letteraria legata al fantastico che, partendo dalle pagine della rivista New World di cui Moorcock fu direttore, rappresentò l’elemento di rottura, per contenuti ma soprattutto linguaggi, rispetto alla hard science fiction imperante. Sperimentale fino all’eccesso la new wave reinventò i canoni del racconto fantastico, ne riformulò gli obiettivi stressandone i contenuti politici e sociali, ne ripensò la formula lessicale spogliandola dagli orpelli barocchi che le pesanti astronavi della fantascienza classica si tiravano dietro forse anche per mascherare con le loro immense sagome storie di cappa e spada vestite d’argento. Le regole della new wave conferiscono nuova dignità politica al fantastico rafforzandone l’autorevolezza nel panorama culturale europeo. Dunque la ripubblicazione de Il Corridoio Nero ben si colloca in un disegno di riscoperta filologica della storia della fantascienza degli anni ’60 e ’70. Tutto bellissimo, dunque. Operazione encomiabile, supportata da contributi pubblicistici interessanti (anche se un terzo del volume forse è un po’ troppo). Ma…ma quella quarta di copertina. Chi ha scritto la quarta di copertina de Il Corridoio Nero? Chi ha potuto scrivere la frase “La terra scoppiava, rigurgitando disastri come in un romanzo di Alan Altieri”? Premesso che le introduzioni comparative hanno esalato l’ultimo respiro alla fine degli anni ’80 quando la fantascienza ha ,a sua volta, smesso di essere anche in Italia un genere amatoriale. Tuttavia, ammettendone la contingente utilità (per assurdo o, come si potrebbe dire, per ipotesi di scuola), la prefazione/postafazione/introduzione comparativa ha una sola regola inviolabile: il tempo. Avete mai letto un commento in cui sia scritto “Le cartoline de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni ricordano le descrizioni minuziose delle campagne italiane del Verga”? No. E perché? Semplicemente perché Verga è arrivato dopo Manzoni e semmai è stato lui a ispirarsi al padre di Fermo e Lucia. Ora, con tutto l’affetto, la stima e il rispetto per Alan Altieri (che reputo uno dei migliori scrittori italiani del fantastico assieme a Valerio Evangelisti) come si fa a dire che uno dei primi romanzi di Moorcock ”ricorda” i romanzi di Altieri? Tra i due ci passano circa quindici anni. Probabilmente anche Altieri sarà inorridito nel leggere questo passaggio. Perché oltre ad essere un grande scrittore è anche una persona intelligente. Non come il redattore di passaggio che, all’insaputa di Franco Forte e Giuseppe Lippi, ha vergato la quarta de Il Corridoio Nero. Detto questo, non voglio farvi perdere altro tempo. Usatelo per correre in edicola a comprare il libro. E’ un piccolo pezzo di storia della fantascienza moderna. Magari coprite la quarta con un adesivo. Per non rabbrividire ad ogni lettura.
Il Corridoio Nero dell’editoria del fantastico in Italia
Pubblicato: 22 febbraio 2014 in Senza categoriaTag:fantascienza, Michael Moorcock, Urania
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