Il silenzio del Templare Nero

Pubblicato: 26 Maggio 2013 in Senza categoria

I miei lettori sanno che è mia abitudine accompagnare l’uscita di un nuovo romanzo con iniziative multimediali di lancio, presentazioni e un generale grande entusiasmo. Molti si saranno dunque meravigliati dell’insolito silenzio che ha preceduto e seguito il lancio de Il Templare Nero.

Il 17 marzo, un pugno di giorni prima dell’uscita del libro, uno dei miei 4 gatti ha contratto un virus rarissimo che gli ha paralizzato completamente la deglutizione. Dopo molti accertamenti, visite, ricoveri, corse ai laboratori di analisi nei posti più sperduti della provincia, pianti e assegni staccati, i veterinari consultati si sono trovati tutti d’accordo: «le possibilità di sopravvivenza sono ridotte al 5%, questo è un virus che non perdona. Si può solo sperare che il gatto resista per almeno 40 giorni, il tempo di vita del virus, per poi riprendersi con le sue forze. Ma per questo occorre che un umano si preoccupi di alimentarlo con cibo liquido ogni due ore. Perché è questo l’aspetto più drammatico di questa malattia, il gatto da solo non può farcela».

Le scelte erano dunque solo due. Lasciare morire il mio gatto o abbandonare il computer, l’agenda degli appuntamenti, il lavoro e dedicarmi solo a lui per almeno due mesi.

Pulce ha 12 anni. Lo trovai nel giardino condominiale che aveva solo una settimana. Era in condizioni pietose. Infestato dalle pulci, con un occhio scoppiato e la quinta e sesta vertebra fuse tra loro che già allora lo facevano camminare come un Pinocchio malriuscito. Mi chiamò miagolando a perdifiato per due giorni e due notti per costringermi ad andare a prenderlo. Da allora questo piccolo, rachitico e malconcio gatto nero cieco da un occhio è la luce della mia casa e l’essere peloso a cui mi sia più affezionato in tutta la mia vita.

Per questo Il Templare Nero ha scelto di restare in silenzio, di rinunciare alle interviste, agli articoli, alle presentazioni. Il suo autore ha passato giorni e notti insonni a contare i grammi di pappa e i ml di acqua che riusciva a mandare lentamente nella gola del suo micio. Sono passati quasi tre mesi da allora. Tre mesi terribili, per certi versi drammatici ma anche indimenticabili perché hanno sancito un legame indissolubile e definitivo tra un uomo e un animale.

Mentre scrivo Pulce sta bevendo da solo dalla fontanella dopo aver ingoiato con grande appetito una quarantina di croccantini. Tutto da solo, finalmente. Dopo una guerra di nervi in cui ai successi si susseguivano spesso improvvise e inaspettate ricadute. Certo, continua a avere i calcoli, la cataratta, l’artrosi cronica e una fastidiosa gengivite che non gli permette di riempirsi la pancia come vorrebbe ma è felice di vivere con la famiglia di umani che lo ha adottato tanti anni fa e questo mi basta. Anche se ora ha un padrone con quasi dieci chili di meno.

Ora che Pulce è tornato a trotterellare per casa Il Templare Nero può imbracciare di nuovo la sua spada. Il mio gatto nero vale molto di più di tutti i libri che ho scritto e di tutti quelli che scriverò in futuro. E poi la prima edizione del romanzo se n’è andata da sola in due mesi senza che io facessi nulla. Forse perché i gatti neri portano fortuna.

commenti
  1. driuorno ha detto:

    L’ha ribloggato su BABAJI.

  2. Domenico MARCHILLO ha detto:

    Complimenti……. questo si che è amore per gli animali!!! Io avrei fatto lo stesso…..!!!!!!!

    Vi auguro di vivere ancora tanti anni felici assieme……………..

    Ancora non ho comprato il tuo libro, ma presto mi recherò ad acquistarlo…….Buon lavoro.

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