Dal 3 maggio in tutte le librerie l’edizione economica del secondo capitolo delle gesta della Legio Occulta. il Comandante della Legione Occulta non è infatti il terzo volume della saga ma il secondo già pubblicato con il titolo La Vendetta di Augusto. Devo dire che questo nuovo titolo si avvicina molto di più ai contenuti del libro anche se, lo ripeto ancora una volta, il mio titolo originario non accettato dalla casa editrice era La profezia della Sibilla.

La copertina del romanzo. In tutte le librerie.

Perché proprio «La Mano Sinistra di Satana»? Sono convinto che è la prima domanda che vi è balenata in testa guardando la copertina. A Jack lo Squartatore, nella sua apparentemente breve carriera di serial killer (e sul ‘breve’ ci torneremo in un altro post), la stampa del tempo ha affibbiato numerosi nomignoli più o meno grotteschi, più o meno evocativi, più o meno terrificanti. Ma tutti i testimoni concordavano sulla descrizione di un “uomo di bassa statura, con un cappotto scuro e con una valigia nera nella mano sinistra”. Da questo particolare, visto che la valigetta probabilmente conteneva i ”ferri del mestiere”, ecco il nome scelto da un anonimo cronista locale. Forse il più suggestivo: la mano sinistra di Satana.

Detto questo il romanzo non può essere letto come un semplice thriller vittoriano e nemmeno come l’ennesima, per quanto debba ammettere inconsueta (originale lo lascio al buon cuore del recensore), soluzione ai delitti di Whitechapel.

Sono almeno tre i livelli di lettura della storia. Il primo naturalmente è quello più superficiale e accattivante del romanzo poliziesco con sfumature esoteriche. Alla fine dell’800 in Europa e soprattutto in Inghilterra si andava diffondendo la moda delle pratiche arcane. Sbocciavano sette come margherite, si affacciavano alla ribalta della cronaca mondana medium di ogni età, sesso e specializzazione che diventavano sovente i protagonisti delle pruriginose conversazioni pomeridiane di mogli annoiate o giovani riccastri e nullafacenti. Perfino le prime tecniche scientifiche di indagine venivano scambiate per prove di magia nera. Tutti i giornali parlavano degli esperimenti di Sir Francis Galton che provava a codificare le prime impronte delle dita sugli oggetti o a raccogliere i suoni che si imprimevano nei solchi lungo i muri degli ambienti chiusi come fossero superfici in vinile. Tutti i giornali commentavano le affermazioni di Sir Oliver Lodge che teneva a battesimo negli ultimi anni del secolo una nuova disciplina in bilico tra scienza e magia: la psicometria. Ma un’aura di magia ed esoterismo permeava anche la vita quotidiana della gente comune. Una sorta di contraltare alla prepotente diffusione della tecnologia voluta dalla rivoluzione industriale. Jack una volta scrisse in una delle sue lettere “un giorno il mondo capirà che io aperto il ventesimo secolo” e probabilmente è proprio dal contrasto tra il vecchio e il nuovo, tra l’arcano e il metallo, tra il vapore delle locomotive e i primi motori a scoppio, dalla loro incomunicabilità che nasce la figura del più celebre assassino seriale dell’era moderna. Una sorta di virus di carne e di ossa che l’opinione pubblica sembra per lunghi mesi investire del ruolo di vendicatore di una società bigotta e borghese che non è capace di metabolizzare i crimini che la stanno portando al progresso se non attraverso l’eliminazione delle sue scorie: il proletariato urbano. Wilfred Gayborg, figlioccio di Galton e allievo di Lodge e psicometrista della prima ora, in questo contesto, attraverso la scelta della narrazione al presente e in prima persona, diventa il testimone di questa mutazione. Uno sguardo disincantato, pessimista, disgustato, assente di un uomo che pare voglia portare la croce di un peccato che non potrà mai essere lavato. E qui accediamo al secondo livello di lettura del romanzo, quello di carattere politico e sociale. Verso la fine dell’800 Londra è il cuore di un sommovimento chiamato Fabianesimo, la pietra angolare di ciò che il mondo di lì a poco chiamerà socialismo. Ma Gayborg, nonostante i suoi migliori amici, un giovanissimo ed acerbo H.G.Wells e un già irascibile e vanitoso George Bernard Shaw cerchino di convincerlo, non si fa ammaliare dai discorsi proclamati al caldo dei salotti buoni nel tintinnare di calici. Gayborg è un uomo fuori dal mondo, figlio di un ufficiale inglese morto suicida e di una indiana, ma ciò non gli impedisce di osservare lo scenario che lo avviluppa e che è fatto e si nutre delle sue stesse contraddizioni. Una rivoluzione che non nasce dalla rivolta popolare ma dai logorroici discorsi dei capobastone della borghesia illuminata non lo convince, non lo attira. Davanti al suo sguardo allucinato scorrono i destini delle vittime di Jack che corrono, urlano e tremano soffocate da una colonna sonora fatta di titoli di giornale urlati, scioperi rumorosi, serrate ancora inutili e maldestre. Le vittime sacrificali della classe proletaria che ancora una volta diventa lo strumento per il riposizionamento del potere economico e politico.

In tutto questo pessimismo grondante forse una fiammella di speranza resta accesa. Quella dell’amore pericoloso, complesso, struggente tra quest’uomo che non riesce a trovare il coraggio di suicidarsi e una delle tante prostitute dell’Inferno londinese. Una donna sulla quale Jack ha messo ormai gli occhi e che, ad un certo punto, scompare. La vicenda sentimentale tra Wilfred Gayborg e Jacqueline è stato il vero momento catartico della scrittura. Ho sofferto, pianto, sperato con Wilfred Gayborg e a lunghi tratti ho provato ad essere lui. Ad anticipare le sue mosse e le sue scelte.

Per questo non aspettatevi solo un thriller, non aspettatevi solo un romanzo gotico, non aspettatevi solo un romanzo storico. Fate come ho fatto io. Aprite il libro e poi gli occhi. Vi ritroverete nel corpo di un investigatore psicometrista che riesce a vedere la vita delle cose, ma non a comprendere la sua, che vive in un mondo che disprezza profondamente ma del quale inevitabilmente si nutre, che non sa cosa sia l’amore, fino a quando non inizia a sfuggirgli.

Il romanzo La Mano sinistra di Satana ha una sua pagina ufficiale anche su Facebook dove potete trovare mappe, brani musicali, informazioni e curiosità sulla Londra Vittoriana e sulle indagini archeologiche affrontate da Wilfred Gayborg oltre alle schede con immagini di tutti i personaggi storici che compaiono nel libro.

La mano sinistra di Satana

Londra, 1888. Un uomo ha il potere di vedere efferati delitti del passato. Wilfred Gayborg è infatti un investigatore diverso da tutti gli altri. È uno psicometrista capace di “vedere” la storia di un’arma del delitto stringendola tra le mani. Tutti a Scotland Yard lo guardano con sospetto per le sue azzardate tecniche d’indagine, che si muovono nella zona d’ombra tra scienza e magia. Eppure Gayborg, grazie alle sue inquietanti scoperte, che risolvono sorprendentemente casi di efferati omicidi, occupa le pagine dei quotidiani. È un uomo dal passato tragico, segnato dalla morte, un’anima che vive nell’ombra, non concede nulla ai sentimenti e si mischia solo con le prostitute che popolano le vie della Londra notturna e più povera. Proprio quelle prostitute su cui si sta accanendo un misterioso serial killer, che la cronaca ha ribattezzato col nome di Jack lo Squartatore. E quando le vittime nei vicoli bui di Whitechapel cominciano ad aumentare, perfino i più scettici si convincono che Gayborg sia l’unico in grado di far luce sull’identità dello spietato assassino. Ma Gayborg deve fare presto, perché l’ombra di Jack si sta avvicinando pericolosamente all’unica donna che lui abbia mai amato…

Immagine  —  Pubblicato: 7 aprile 2012 in Senza categoria

Al Khums, Tripolitania, 1932 d. C.

 

“Tutto questo è semplicemente
incredibile”. L’archeologo Alcide Saviani soppesò il tassello di mosaico che
gli avevano appena consegnato. Si trovava quasi al centro dell’area di scavo
recintata nel settore sud est delle rovine della città di Leptis la magnifica,
conosciuta anche come la Roma d’Africa. Alcuni operai di colore aspettavano
immobili un suo comando stringendo tra le mani vanghe e scalpelli. Il programma
della giornata prevedeva la ripulitura per quadranti del lastricato costruito
per accedere alla Basilica giudiziaria. Il complesso monumentale chiuso,
immaginato dall’Imperatore Settimio Severo nel 210 dopo Cristo aveva rivelato
fin da subito alla squadra di archeologi italiani incaricata degli scavi una
planimetria anomala rispetto ai canoni ufficiali dell’epoca. Per questo Saviani
aveva deciso di estendere le ricerche per capire se il perimetro esterno alla
basilica poteva rivelare le motivazioni per le quali gli architetti dell’impero
romano avessero scelto soluzioni progettuali tanto insolite.  A metà pomeriggio, quando ancora il sole del
mediterraneo lambiva le coste sabbiose della Tripolitania, si era imbattuto in
un cedimento non strutturale che, alle prime insistenze, aveva rivelato una
piccola conca.

“Ce ne sono molti altri”, disse
uno degli operai in un italiano stentato agitando una lampada a petrolio.

Saviani inforcò gli occhiali che
gli pendevano dal collo e si mise in ginocchio accanto alla fossa. “Datemi
quella lampada”, chiese allungando la mano libera. Poi si piegò ulteriormente
dirigendo la fonte di luce verso il basso. L’odore di terra umida gli arrivò
subito alle narici. La conca sembrava profonda non più di un paio di metri.
Un’altra mezza dozzina di tasselli, non più grandi di tre centimetri quadrati e
non più spessi di uno, giacevano sparsi in un angolo lasciato libero dal
lastricato crollato. L’archeologo si sporse ulteriormente e la fiammella della
lampada ebbe un singulto prima di stabilizzarsi. “Cos’è quello?”, disse
indicando una superficie scura  dalla
forma appuntita che emergeva dalla terra e si protendeva verticalmente verso
l’alto.

Uno degli operai si fece aiutare
dai compagni e scese lentamente nella piccola voragine. Poi si fece dare
un’altra lampada e assecondò con i movimenti la vista dell’archeologo.
“Sembrerebbe qualcosa di solido e piuttosto spesso”.

“Batti con questo”. Saviani gli
consegno un martelletto che portava sempre in tasca.

L’operaio obbedì e colpì più
volte ma con estrema delicatezza.

“Un po’ più forte, per favore”,
insistette Saviani. Il rumore che ricevette in risposta lo fece scattare in
piedi. “Risali – disse tendendo la mano all’operaio – potrebbe cedere ancora”.

Quando l’uomo fu di nuovo in
superficie, Saviani abbandonò per terra la lampada e cercò avidamente una
boccata d’aria. Spesso l’agitazione gli faceva accelerare il respiro
ricordandogli che l’asma e l’archeologia non vanno molto d’accordo. Con lo
sguardo arrivò fino al foro sul quale svettava il tempio della famiglia
imperiale. Un sole dai contorni sfocati e violacei faceva capolino attraverso
l’Arco che annunciava l’ultimo complesso portato alla luce dalla equipe italiana.

“Dov’è Dryantilla?”, domandò
senza staccare lo sguardo dalla porta monumentale.

“Vostra figlia?”, domandò un operaio.
“Credo sia alle Terme”.

“Sì, l’abbiamo vista che
discuteva con alcuni uomini – aggiunse un altro operaio – tra cui il
rappresentante della Sovrintendenza”.

Saviani distolse l’attenzione dal
tramonto. “Come? La Sovrintendenza? Allora è arrivata la risposta alla mia
domanda di proroga!”. Mise frettolosamente il tassello di mosaico in tasca e si
avviò verso il trenino della ferrovia interna che sonnecchiava poco fuori dal
perimetro degli scavi. Saltò su uno dei vagoncini e aspettò che l’autiere
mettesse in moto la locomotiva. Si mise comodo e tirò fuori dalla tasca il
pezzetto di mosaico per esaminarlo con calma. Il trenino tossì un paio di volte
prima di prendere velocità. Con un singhiozzante clangore di ferraglia si perse
tra le rovine.

Dopo un breve periodo nell’oscurità, la Legio Occulta torna anche su Facebook con il nuovo gruppo Vigiles in Tenebris. Speriamo che ci lascino in pace. Qualora non dovesse accadere la Legio risorgerà ancora. Del resto ci è abituata. E per festeggiare questo atteso ritorno ho voluto pubblicare una delle più belle illustrazioni di Luca Tarlazzi che della Legio Occulta è stato il copertinista ufficiale.

I capitoli aggiuntivi de La Legione Occulta dell’Impero Romano possono essere collocati nella struttura ufficiale del primo romanzo della saga in qualunque punto della storia purché nell’ordine cronologico indicato. In questo modo ogni lettore avrà un romanzo personalizzato. La storia è ambientata nel 1932 presso gli scavi archeologici del sito di Leptis Magna durante la visita ufficiale del principe ereditario di casa Savoia…

La Vendetta di Augusto è il secondo romanzo del ciclo della Legio Occulta. A detta di tutti coloro che lo hanno già letto è addirittura migliore del primo. Il mio parere? La copertina non rende il contenuto del romanzo. Io avevo indicato come titolo La profezia della Sibilla e avevo chiesto di avere come immagine Dryantilla con le braccia levate e circondata da legionari mentre un turbine di papiri le volteggiava sopra la testa. Purtroppo la casa editrice non mi ha ascoltato…voi che ne dite? Meglio la copertina ufficiale e il titolo scelto dalla casa editrice o meglio le mie proposte? Naturalmente valutate dopo aver letto il libro…

In ogni caso…

Nel 14 d.C. muore Ottaviano Augusto. Poco tempo prima il suo esercito di sacerdoti – la leggendaria Legio Occulta – era stato sterminato da una congiura di palazzo ordita dai pretoriani. Tutto sembra perduto. Ma l’imperatore, in punto di morte, ordina a Victor Iulius Felix, il suo ragazzo fortunato, di trafugare dal Tempio di Apollo i libri sibillini che raccolgono tutte le più importanti profezie sul futuro di Roma. Tra le righe degli oracoli si nasconde un grande segreto che potrebbe avere conseguenze devastanti per l’impero. Accompagnato da un allievo balbuziente e dai fantasmi del passato, il comandante della Legio Occulta intraprenderà un lungo viaggio che lo porterà dalla Moesia all’Africa Superior, dalle regioni ribelli della Germania fino alle montagne della Dacia, guidato dall’invisibile itinerario tracciato dagli antichi versi delle sibille. Sul suo cammino troverà spie e assassini, prostitute e traditori ma, soprattutto, una nuova compagnia di eroi che lo seguiranno fino alla scoperta dell’incredibile verità, custodita da un uomo che non può più parlare. Sullo sfondo le gesta delle legioni di Germanico (decise a vendicare la disfatta di Teutoburgo e a riprendersi le aquile catturate da Arminio), ignare che il loro destino e quello del loro comandante sono legati a una legio sine nota che solo le parole incomprensibili di una profezia si ostinano a tenere in vita. Anche nel secondo capitolo della saga, la storia di Roma e quella dei suoi principali protagonisti si ammantano di atmosfere fantastiche in un susseguirsi di incalzanti colpi di scena.

Un vampiro musulmano…

Pubblicato: 16 giugno 2011 in Daimon Dumal

Parigi, 2098. I musulmani sono relegati in un ghetto. Le loro mosse sono controllate da un lasciapassare biologico che, in caso di violazione dei confini del loro territorio, inietta in circolo un veleno letale. Solo cristiani ed ebrei possono circolare liberamente allo scoccare dell’ora del coprifuoco. Ma c’è un musulmano che può violare queste regole perché la morte non gli fa più paura. E lo scopo della sua vita immortale è quello di dare la caccia all’Untore, l’individuo misterioso che sta infettando gran parte dei bambini dei quartieri più poveri della città, trasformandoli in vampiri. Ad aiutarlo un poliziotto ebreo con il quale ha stretto un patto di fratellanza e due affascinanti assistenti che diventano i suoi occhi quando, di giorno, è costretto a sfuggire alla luce.

Daimon Dumal è apparso fino ad ora in tre puntate sulla rivista Icomics in edicola e a colori per i disegni di Farbizio de Tommaso. Naturalmente ha una sua pagina su FB.

Dall’Irlanda con furore…

Pubblicato: 16 giugno 2011 in Fumetti, Rivan Ryan

Rivan Ryan è un terrorista dell’IRA, l’esercito di liberazione irlandese. Nel lontano futuro immaginato in questo fumetto gli inglesi, purtroppo, sono ancora in mezzo alle balle. Ma Rivan è un guerrigliero atipico: non uccide, non usa armi tecnologicamente avanzate, si limita ad azioni dimostrative. Per questo, naturalmente, molti suoi colleghi non lo possono vedere e spesso viene estromesso dalle operazioni più ”delicate”. Un giorno, durante un’azione di guerriglia, Rivan cade in un fossato rivelando la presenza di un’antica tomba nella quale è sepolto un principe vissuto nell’alto medioevo. Grazie ad un incantesimo Rivan si ritrova da quel momento a vivere due vite contemporaneamente: nei panni del terrorista del 2000 e in quelli del principe celta del 900 d. C.  Ma non due vite parallele, nessun salto temporale. Ciò che Rivan Ryan decide di fare nel suo mondo, accade anche in quello del principe Rivan. Gli avvenimenti del passato infuenzano quelli del futuro e viceversa, come se un’unica vita si intrecci attraverso le pieghe del tempo.

Rivan Ryan si compone al momento di 4 graphic novel. I disegnatori che si sono alternati alle matite nei primi, lontani anni ’90 sono oggi tra i più importanti su piazza a livello nazionale e internazionale. Su tutti Simone Bianchi, autore anche della splendida copertina che potete vedere in questo post, Maurizio di Vincenzo (disegnatore di Dylan Dog e autore del numero zero di RR) e il grande Sergio Toppi a cui devo l’interpretazione di Rivan Ryan di una delle quattro copertine degli albi fino ad ora usciti. Edizioni Comic Art…